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      Da due ore sapeva che Annetta lo aveva abbandonato, ma erano bastate per abituarlo a tale idea; ora, ricordandosi di altre sue osservazioni sul carattere di Annetta, gli sembrava tanto naturale ch'ella tanto presto lo avesse dimenticato che per spiegarlo non gli occorreva neppure supporre l'intervento di Maller. Prima anche di parlare col padre, ella s'era ravveduta del suo fallo e se, come Francesca aveva scritto, in quella casa c'erano state delle scene violente, avevano avuto luogo per tutt'altra ragione. Forse, mentre Francesca aveva creduto che Annetta combattesse per lui, costei lottava per poter sposare suo cugino che al vecchio Maller non poteva soddisfare del tutto perché non ricco. Sarebbe stato pur bello! La sua avventura non avrebbe lasciato alcuna conseguenza fuori che il ricordo. E non brutto ricordo, doveva confessarlo. Poteva divenire brutto per le sue conseguenze, ma, tagliata così, l'avventura non gli aveva apportato che godimento e esperienza. Negli anni suoi più tardi, in quella vecchiaia ch'egli desiderava, avrebbe potuto raccontare di aver vissuto anche nel senso usato dagli altri.
      Santo, la prima persona in cui s'imbatté nel corridoio della banca, lo salutò con grande amicizia e gli raccontò che durante la sua assenza era stato parlato molto di lui. Si era udito con dispiacere della morte di sua madre.
      Ringraziò Santo con grande calore perché quest'amicizia che gli veniva dimostrata dal servo di Maller poteva essere un indizio dei sentimenti nutriti per lui da Maller stesso.


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Una vita
di Italo Svevo
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