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      Gli disse che veniva da lui perché riteneva ch'egli sapesse qualche cosa di White suo amico. Parlava alla perfezione il dialetto.
      — Non scrive a lei? — chiese Alfonso molto sorpreso.
      Egli non s'era rammentato che, partito White, la sua donna era rimasta. Una bella figura quella della francese. Alta, ritta, dalle forme precise; delle linee femminili su un corpo virile.
      — Le ultime lettere le ricevetti da Marsiglia — gli disse essa arrossendo.
      Completata dal suo rossore, quella frase era una confessione, il racconto come White aveva rotto senza riguardi quella relazione da un giorno all'altro, e questo modo faceva apparire per molto leggeri i rapporti ch'erano esistiti fra di loro.
      Egli finse di non aver compreso:
      — Forse non sarà ancora giunto a destinazione!
      Sapeva bene che in quel tempo White avrebbe potuto fare il giro del mondo.
      — Oh! so che vi è giunto perché da altra parte, da suo fratello, da Londra, mi venne annunziato. Lei non sa ove ora si trovi?
      Per il bisogno di dimostrare la sua partecipazione, Alfonso tradì quanto aveva compreso.
      — Non lo so e mi dispiace, — disse con violenza, — perché se lo sapessi glielo direi ad onta della mia amicizia per lui.
      Prendeva con tanta risolutezza partito per essa perché gli sembrava di trovare qualche somiglianza fra il dolore di quella signora e quello di Lucia.
      White, dall'aspetto tanto signorile, faceva un'azione peggiore di quella di Gralli.
      Gli occhi azzurri della signora si riempirono di lagrime che però non traboccarono; senza che le avesse rasciugate scomparirono riassorbite.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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