Pagina (392/444)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      La tranquillità della coscienza era l'elemento più importante per la felicità. Ella non doveva credere che chi l'aveva resa disgraziata potesse godere di una grande felicità, perché il rimorso, la mancanza di soddisfazione di se stesso, era la massima delle sventure. Ma questo non doveva importarle, vivesse lui felice come poteva, da ciò ella non veniva danneggiata. Perché si vedeva disgraziata? Poteva vivere tranquilla accanto alla madre, dimostrarle l'affetto di cui tanto abbisognava e si lagnava? Non bastava? La semplicità dei costumi era felicità, era felicità la bontà ed era felicità la pace. E poi niente altro.
      Ella non aveva compreso perfettamente, e certo quel poco che aveva compreso non la convinceva, ma lo ammirava vedendolo convinto e commosso per quelle idee, e l'enorme esclusione con cui egli aveva chiuso la sua predica la fece rimanere a bocca aperta. Per lui invece quel discorso era stato di maggior importanza di quanto avrebbe potuto prevedere; aveva terminato col convincersi. Giammai non era stato conscio con tanta chiarezza dei sentimenti che da sì lungo tempo fervevano nel suo animo. La sorpresa di sentirsi tanto lieto e tanto tranquillo gl'impedì di dolersi di non essere giunto a migliore risultato con Lucia. Ella gli aveva gettato uno sguardo che significava tutt'altro che rinunzia. Era pericoloso parlare con troppo calore a quella ragazza.
      Ora sapeva perché aveva rinunziato ad Annetta. Non aveva nulla da rimproverarsi perché aveva agito secondo la propria natura ch'egli non ancora aveva conosciuto.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





Lucia Annetta