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      Crudamente aggiunse: — Divento nonna!
      Alfonso finse di venir grandemente sorpreso da tale notizia che esplicitamente non gli era stata data da nessuno.
      Qualche sospetto ne aveva avuto per le parole dettegli da Gustavo la sera del suo arrivo, ma costui le aveva smentite ed egli non s'era fermato a esaminare se Gustavo fosse più degno di fiducia dicendo quelle parole o smentendole.
      Gli venne raccontata l'avventura della giornata, quella che aveva fatto che Lucia si tradisse. Sembrava che appena quel giorno ella si fosse accertata del suo stato perché nella sua disperazione era corsa da Gralli a raccontarglielo e a chiedergli aiuto. Gralli l'aveva respinta dicendole ch'egli non poteva addossarsi quel peso e che gli doleva ma che doveva lasciarla a sé stessa. Le offriva un soccorso mensile a patto però che gli si concedesse il libero accesso in casa Lanucci. La disgraziata aveva perduto la testa ed era corsa dalla madre a raccontarle tutto.
      — Che fosse morta! Il dolore sarebbe stato meno grande, glielo assicuro.
      La Lanucci esponendo il fatto con vivacità s'era sfogata e aveva acquistato la calma sufficiente per tentare di salvare a forza di frasi l'onore della famiglia compromesso per quel fatto agli occhi di Alfonso.
      Lucia dalla sua stanza aveva udito queste ultime parole ch'erano state gridate e s'era messa a piangere dirottamente invocando sua madre, chiedendole perdono.
      — È troppo tardi per piangere, ci dovevi pensare prima, — gridò la Lanucci senza compassione.
      La Lucia, poveretta, non poteva distinguere come Alfonso quello che c'era di simulato nelle parole della madre e pianse più fortemente ancora, senza più parlare; forse riteneva essa stessa di meritare d'essere ammazzata.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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