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      Con amarezza si rammentò che per essa era già stato un dolore la promissione con Gralli. — Avevo sperato di meglio per Lucia. Non ricchezze o principi, ma una persona intelligente. Non sarebbe stato possibile che lei s'innamorasse di Lucia?
      Era la seconda volta che gli confessava questa speranza con tutta franchezza. Anche questa volta la faceva parlare così una profonda commozione; la vergogna che poco prima l'aveva spinta al melodramma era scomparsa e non rimaneva in lei che il dolore per la sorte della figliuola, non per la perdita dell'onore della famiglia.
      Egli s'imbarazzò e citò qualche parola dettagli da Lucia nell'ira e ch'egli riteneva provasse che Lucia non lo aveva amato.
      — L'amava! — disse la Lanucci con convinzione. — Non me lo disse, ma io lo compresi e mi meraviglia che lei non lo abbia capito, lei che pure crede di conoscere il cuore umano. Quanti dispiaceri ci sarebbero stati risparmiati! — Credeva che solo per un malinteso egli non avesse amato Lucia e si commoveva sul destino della povera figliuola tanto maltrattata dal caso. Poi uscì in uno sproposito. — Sarebbe pur bello di poter dire a Gralli se in seguito alle esortazioni di Gustavo chiedesse di sposare Lucia: Vattene all'inferno; abbiamo di meglio e tu non la meriti.
      Alfonso non aprì bocca. Gli si proponeva di sposare Lucia. Il fatto era enorme, ma egli volle comprendere e scusare. Comprendeva la voluttà in cui doveva cullarsi quella povera madre sperando di poter salvare la figliuola dal disonore e nello stesso tempo vendicarsi di chi l'aveva offesa nel suo più caro affetto; egli stesso si rifugiava quando si sentiva più disgraziato in sogni di realizzazione impossibile!


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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