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      Con dignità, lentamente, sempre parlandole e pregandola di non piangere, la ricondusse in tinello e fino alla porta della sua stanza.
      Ripensando al suo contegno con Gralli del quale egli non aveva sdegnato di ricercare l'ammirazione e con Lucia della quale aveva procurato di aumentare la riconoscenza, Alfonso si ripeté la domanda:
      — Era quello il contegno da filosofo?
      E ancora una volta dovette sorridere di sé allorché provò una grande soddisfazione per la riconoscenza del vecchio Lanucci. Costui gli si chinava dinanzi come ad essere superiore, lo stava ad ascoltare con riverente attenzione quando parlava:
      — Io non ho mai visto una cosa simile dacché vivo! — aveva esclamato allorché ebbe assistito alla consegna del denaro al notaio.
      — Sei molto buono! — gli disse Gustavo. — Quanti denari ti restano ora? Udita la risposta di Alfonso non volle ammettere che gli fosse stata detta la verità. E Alfonso ebbe la debolezza di perdere il fiato per farsi credere da lui.
     
     
      XX
     
      Il bilancio era stato chiuso da quindici giorni e alla banca non si sapeva ancora nulla delle rimunerazioni che annualmente in tale occasione venivano ripartite fra gl'impiegati:
      — Che avessero l'intenzione di abolirle? — chiedeva Ballina impensierito. La somma ch'egli poteva sperare era mangiata dai debiti e, come egli diceva, sarebbe stato un vero fallimento per lui se fosse mancata. In quest'occasione il suo spirito diveniva anche più mordente: — Se è per sua mancanza, quel pellirossa meriterebbe la forca. — Sotto la denominazione di pellirossa era inteso Maller.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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