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      Gli faceva salire il sangue alla testa l'idea che a quell'ora Maller tranquillamente si compiaceva del suo operato e entrò nella sua stanza senza altro scopo che di far sentire la sua ira. Quando vi si trovò ebbe una paura: Maller alle sue lagnanze poteva rispondere chiaramente esponendo i motivi del suo odio! Vinse la propria agitazione. Ciò non poteva accadere e se fosse avvenuto egli avrebbe avuto anche meno riguardi di Maller. Avrebbe parlato di Annetta come se Maller non ne fosse stato il padre e poi dopo avere anche lui offeso, dopo di essersi vendicato, sarebbe uscito dalla banca a testa alta. Una soddisfazione simile non era pagata troppo cara con la vita; la perdita dell'impiego e di un impiego simile non era nulla in confronto.
      Semisdraiato su un'ottomana, Maller leggeva un giornale che gli copriva mezza figura. Sollevò la testa per parlare con Alfonso e durante il colloquio più volte la lasciò ricadere dietro al giornale per stanchezza o per celare l'espressione del suo volto. Ad onta dell'avviso che Alfonso ne aveva dato a Cellani, Maller non doveva essersi preparato a quel colloquio. Si comportò indeciso, dapprima serio e freddo da superiore il quale crede che rispondendo faccia una grazia, poi inquieto e indeciso.
      — Il signor Cellani mi avvisò che per ordine suo venivo trasferito dalla corrispondenza alla contabilità, — incominciò Alfonso balbettando, — vorrei pregarla di dirmi se questa è una punizione per qualche mio trascorso.
      — No! — rispose Maller, — si aveva bisogno di un impiegato alla contabilità e si poteva farne a meno di uno in corrispondenza.


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Una vita
di Italo Svevo
pagine 444

   





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