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      La moglie amante invece si ribellò: Vincenzo era un uomo che pensava e studiava e non aveva bisogno che nessuno lo sferzasse per farlo lavorare. Ai denari ci aveva pensato a sufficienza il padre e sarebbe stata una vigliaccheria di voler accumularne degli altri. Ora Vincenzo pensava e studiava.
      La madre che aveva dedicata tutta la vita a quel figliuolo si sentì ferita al trovare qualcuno che voleva difenderlo contro di lei e divenne violenta. Fu sventura che capitasse allora Vincenzo, ciò che eccitò vieppiù la vecchia donna che si trovava davanti all'odiosa coalizione del figlio e della nuora. E allora essa disse i peggiori giudizii sul figlio. Voleva ferire e lo poteva facilmente perché era la sola cui fino dall'infanzia Vincenzo avesse rivelato l'intimo desiderio: «Continua, continua a studiare la vita di Napoleone. Così quando t'imbatterai in qualcuno che lo somigli, potrai ottenere da lui il permesso d'allacciargli le scarpe». Nell'ira essa manifestava l'intimo disprezzo per il vanesio ch'essa tanto intimamente conosceva e che in altri istanti, pur sempre vedendolo fatto così, avrebbe saputo compatire e consolare.
      Vincenzo si sentiva soffocare dalla sorpresa e dall'ira. Nessuno aveva mai osato parlare in tale modo con lui. E in presenza di sua moglie! Cercò parole e non le trovò! Come trovarle? Egli non poteva mica dichiarare di sentirsi capace di somigliare a Napoleone! La sua stessa inerzia gli aveva sempre impedita la vanteria! La sua morbida ambizione trapelava da qualche pertugio, dai piccoli occhi ma non dalla grande bocca!


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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