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      Negare la sua ambizione a colei cui l'aveva rivelata lui stesso tante volte a bassa voce in una stanzuccia della casa paterna ove prima di coricarsi avevano sognato insieme, era cosa impossibile. Perciò e solo perciò nell'organismo tutto inerte s'accese l'occhio.
      La madre se ne andò e i due coniugi restati soli piansero insieme, lei incantata di aver finalmente saputo il suo secreto: «Ah! Lo avevo indovinato da tempo! Tu mediti qualche cosa di grande!». Lui incantato che non appena aveva perduto la fede della madre aveva trovata quella di chi voleva rimpiazzarla si quietò subito.
      Egli aveva sentito scattare il suo occhio ma non ci credeva più. Eppoi la madre se ne era andata erta e irata, tutta salute, non come il dirigibile che subito in seguito alla sua occhiata era rimasto infranto. Egli non pensava che il corpo umano è fatto altrimenti e che non contiene un gas accensibile. Il dardo vi produce una lieve fenditura e attraverso a quella viene attaccato il grande complesso organismo. Ci vuole qualche tempo per raggiungere la sua distruzione. "Domanderò scusa a mia madre" pensò Vincenzo che le carezze della moglie avevano rifatto buono.
      Non poté mai più parlare con lei. Poche ore dopo la vecchia era stata trovata priva di sensi al suolo. Quando Vincenzo la rivide, la trovò che l'avevano già coricata; supina, immobile pareva presa da un sonno pesante dal respiro regolare ma rumoroso. Il padre gli raccontò che l'aveva vista al ritorno dalla visita alla nuora. A lui era sembrato che stesse bene.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Vincenzo Vincenzo