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      Voi siete un piccolo invidioso e vi fabbricaste l'arme che faceva al caso vostro». L'occhio di Vincenzo scattò ma questa volta non servì a nulla perché il dottore s'era premunito. E il dottore sorrise: «Avete visto come ho potuto scaricare la vostra arme? Basta sapervi toccare in un dato punto e voi ferite! Andatevene che mi fa male vedervi».
      Vincenzo volle difendersi: «Ma se sono qui pronto di sottostare a qualsiasi cura che voi aveste da impormi? Non vuol dire ciò che io non volli l'occhio che ho?».
      Il dottore disse allora: «Se siete tanto buono come dite sedete su questa seggiola e permettetemi di strapparvi i due occhi malvagi».
      Vincenzo al sentire la proposta non stette ad ascoltare altro e si mise a correre. Fece le scale a quattro a quattro seguito dal riso ironico del dottore.
      Poco dopo morì il padre di Vincenzo e quello lì proprio di morte naturale. Al suo funerale Vincenzo era sereno; egli non c'entrava per nulla in quella morte.
      Seguì una settimana di una certa attività per Vincenzo. Volle disfarsi subito del commercio in vini. Così si ritrovò di nuovo privo di occupazione. A casa attendeva al bambino una donna di piena fiducia.
      E così passarono degli anni.
      Una sera d'estate Vincenzo in attesa del pranzo sbadigliava sulla terrazza della propria villa. E la propria noia egli ammirava. "Altri si troverebbe bene di non far nulla! Io invece ne soffro!". Anche del suo malocchio aveva trovato il modo di compiacersi e di vantarsi: "Molte grandi forze sono in natura che possono essere benefiche, e lasciate a sé producono delle calamità". Forse avrebbe usato più spesso del suo malocchio se questo fosse stato realmente a sua disposizione e se non avesse avuto paura di essere scoperto.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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