Pagina (55/387)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Io non sapevo perché egli avesse prescelto Trieste a suo soggiorno. Non vi era condotto né da parentela né da affari. Glielo domandai: Trieste era una bellissima città per chi v'era nato ma a questo mondo c'era di meglio avendo la libertà di scelta. Avrei amato egli m'avesse detto che Trieste era la più bella città del mondo ma invece egli mi rispose: Vi si parlava italiano e vi aveva vigore la legge austriaca sulla caccia. Egli non sapeva che l'italiano e non ci pensava di andar a stare fra gente che non poteva intendere. Ora la legge sulla caccia in Austria aveva conservato ancora la possibilità della caccia. Egli era a Trieste il luogo più vicino al suo paese ove si poteva cacciare e pescare.
      A me parve un uomo interessante. Mi legava a lui il ribrezzo che per lui provavo. Io non avevo ancora mai ucciso una bestia e mi parve che quello di uccidere fosse un segno di salute; l'impossibilità di uccidere era un evidente segno di debolezza. Me ne vergognai accanto a Cima e gli proposi d'associarmi a lui. Anch'io avrei temprato il mio cuore nella lotta. La lotta contro il debolissimo è anche una lotta se il debolissimo è rapido ed astuto. Un essere che non vuol lasciarsi mangiare è un avversario che domanda sforzi e forza. Poteva essere la mia cura.
      Io fui in cotesta cura per tre volte con Cima.
      S'era sparsa la voce che sul monte Nanos presso Trieste fosse stato veduto un orso e Cima mi propose di accompagnarmi a lui per dargli la caccia. Egli allora aveva già organizzata la sua vita nella nuova città: Aveva degli amici e anche un'amante.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Trieste Trieste Trieste Austria Trieste Cima Cima Nanos Trieste Cima