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      ». La proposta non era di certo troppo stupida ed il padrone si mise a discuterla. Prima di tutto la cantina non era posta direttamente sotto la strada ove c'era il carro ma traverso un'apertura vi si poteva accedere solo da un campo laterale. Giacomo rispose che con certe prudenze il carro poteva benissimo transitare sul campo. E andarono a vedere. Il dislivello non era grande e lo si poteva colmare. E il padrone diceva di no e Giacomo di sì. E ambedue avevano accesa la pipetta. E poi il padrone a corto di argomenti dichiarò che riteneva che una cantina con l'apertura sulla via sarebbe stata danneggiata nella frescura. E Giacomo citò le cantine dei paesi circonvicini le quali l'apertura sulla via ce l'avevano. Tutte citò, non dimenticandone una! Intanto il sole sulla via scaldava il vino e il padrone finì con l'arrabbiarsi. E Giacomo anche. Poco dopo egli andava all'osteria con in tasca i soldi di un quarto di giornata mentre il padrone chiamava in aiuto le donne di casa e i passanti per salvare il suo vino.
      Giacomo all'osteria non riposava no! Egli continuava a discutere sulla necessità di dare una diretta comunicazione con la via ad ogni cantina. E tale fu la sua propaganda che ora nel paesello non c'era cantina che non avesse tale apertura. Ora che ha ottenuto un tanto si dedica attivamente ad un'altra propaganda. Vuole che davanti ad ogni apertura ci sia una gru per calarvi e estrarne ogni sorta di merci pesanti. Voleva convincerne anche me ma io, grazie al Cielo, non ho cantine.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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