Pagina (71/387)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Amava di camminare. «Altri può credere» diceva «che il moversi sulle ruote sia un perfezionamento in confronto al moversi sulle gambe. Io no! Credo sia un modo di riposare quello di moversi». Impiegò tre giorni per fare quelle dieci ore di cammino. Ricordava che a Chiavris una grossa pietra lanciata da qualcuno celato dietro un muro gli era passata dinanzi al naso. Se ne fosse stato colpito la sua testa benché dura sarebbe andata in pezzi. «Eppure io a Chiavris non ho lavorato mai. C'è tanta cattiva gente a questo mondo. Forse non mi conoscevano. Eppure io ho un sospetto. Lavorai una volta con un operaio che dovrebbe abitare a Chiavris. Ma non credo sia stato lui.. perché io feci per suo bene. Era impiegato permanentemente da un droghiere e presero me come avventizio perché invece di un molinetto che lavorava di solito a macinare pittura bisognava per qualche giorno lavorare in due. Dio mio! Era un lavoro che faceva schifo! Impiegare un'anima umana a far girare, girare una ruota per produrre un filo di pittura male impastata. Non era facile prendere un motorino elettrico ora che la forza elettrica non costa quasi nulla? Restai un giorno e mezzo a quel molino e tanto disprezzo avevo per il mio lavoro ch'esso non poteva procedere. Il mio compagno stava ad ascoltarmi estatico. Anche lui cominciava a capire come un motorino avrebbe girato, girato senza pensarci tanto su. Mi mandarono via quando feci chiamare il padrone per spiegargli la mia idea. Mi trovò dinanzi alla mia ruota sgangherata che fumavo.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Chiavris Chiavris Chiavris