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      Io ammetto di aver forse qua e là frainteso Argo ma non troppo: Posso aver sbagliate delle parole ma certo ho indovinato esattamente il senso loro complessivo. Purtroppo non posso citare la testimonianza di Argo stesso perché la povera bestia non giunse che all'estate: Crepò di nevrastenia acuta. Ma tutti coloro che lo conobbero, lo ravvisano in queste sue memorie.
      I dettagli non hanno importanza e se ne hanno, non so che farci. Io dò quello che ho. La lingua del cane è meno completa della più povera lingua umana. Quando lo spinsi a filosofare (certo è Argo il primo filosofo di sua gente) ebbi da lui questa frase futurista: Odori tre uguale vita. Per giorni insistetti per averne il commento e non ebbi mai che la ripetizione. La bestia è perfetta e non perfettibile. Chi la studia deve saper progredire. Notai la frase come stava e procedetti oltre. Avute poscia altre sue comunicazioni me ne derivò qualche luce e pensai di aver capito. Divide la natura in tre classi solo perché per lui il massimo matematico è di tre; poi ne cita cinque e dalle sue esemplificazioni risulterebbe che ve ne sono molte di più. Io credo che questa è la vera, la grande sincerità filosofica.
      Devesi notare il fatto curioso che tutte le comunicazioni di Argo si riferiscono al nostro soggiorno in montagna. La valle ove aveva soggiornato fino a pochi mesi prima sembra del tutto dimenticata visto che non menziona mai altre persone all'infuori di me, la vecchia Anna, e alcuni altri uomini e cani che lassù conobbe.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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