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      Il padrone pareva impaziente ma non mi picchiò. Prese il berretto in mano per fiutarlo meglio ed io pensai che analizzasse quell'odore per sapere quello che io avevo fatto e se meritassi legnate. Ma io non potevo impedire a quell'uomo di entrare in un luogo nostro ed il padrone lo comprese. Infatti non mi picchiò! Non volle darmi il berretto che tenne come suo quasi fosse una preda.
      Il giorno dopo seppi sfuggire di nuovo alla vecchia Anna e ritornai al burrone. C'era qualche cosa di nuovo! L'odore era oramai sparso per il sentiero per cui ero sceso il giorno innanzi; lo scopersi già sulla strada maestra su cui c'era persino una goccia di sangue. Certo quell'uomo era fuggito! Infatti in fondo al burrone non c'era l'uomo ma solo il suo sangue ch'egli non aveva potuto portare seco. Ed io risalii sulla traccia di quell'odore ed ero tanto immerso nel mio lavoro che non sentii il fischio del padrone. Sulla strada non sapevo se l'odore girava a destra o a sinistra e rimasi perplesso. Ma lassù mi trovai improvvisamente dinanzi al padrone. Non mi picchiò! Anzi socchiuse gli occhi ed aperse la bocca. Ed io dalla gioia dimenticai l'uomo e il berretto e balzai abbaiando intorno al padrone che m'accarezzò. Così appresi che certe bestie anche dopo morte possono tuttavia fuggire.
      VICom'è varia l'aria! Su quella rupe dev'esserci un grande uccello morto squarciato da una palla. Non capisco perché andò ad olezzare lassù! Avrei voluto arrampicarmi a lui e tentai ma fui richiamato. Gli uomini che sentono da lontano non sanno che io devo poter avvicinarmi agli oggetti per intenderli meglio.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Anna