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      Da allora, ogni qualvolta lo incontro, si lascia mitemente investigare da me e trovo sempre il suo odore buono e amico. Ma io non mi lascio più annusare da lui. Non c'è scopo e sarebbe pericoloso perché io so che il mio odore non ha mutato.
      Il cane da pastore che passa ogni giorno per di qua, se la prese con me, mi ribaltò e m'avrebbe azzannato al collo se non fossero intervenuti ambedue i padroni. Io mi rizzai tutto pesto e gridai tutto il fiato che avevo in corpo per l'ingiustizia che m'era stata fatta. Pensai anche che avrei trovata l'opportunità di vendicarmi perché non temevo quel cane e certamente avrei potuto difendermi ancora: Qualche volta è una buona astuzia di guerra quella di lasciarsi ribaltare ed essere di sotto donde il morso è più efficace. Invece quando un'altra volta lo vidi a me da canto pensai che non c'era scopo di lottare. Dall'odore potente che emanava da lui mi risultava piuttosto il desiderio di protezione che di lotta. È evidente che bisognava obbedire agli odori e mi gettai supino con le zampe all'aria ben sapendo ch'egli non avrebbe trovato in me alcuna malizia. Infatti mi lasciò in pace ma non mi permise che a mia volta lo investigassi. Non c'era infatti scopo! Avevo pur potuto già accertarmi che in lui non c'era malevolenza.
      VIIIEbbimo una visita: Un cane sperduto! Mi raccontò che spesso non mangiava ma che ogni giorno correva del tutto libero alla ventura. Deve essere bello andare sempre avanti, dietro gli olezzi; ma io non so figurarmi il mondo senza il mio padrone e per andare sempre avanti bisognerebbe abbandonarlo visto che gli uomini stanno molto fermi e aspettano che gli olezzi vengano a loro.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387