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      Poi, accertatosi della legge, mi domandò delle spiegazioni ed il curioso è che io non seppi dargliele. Ero certo che nella tana non si doveva (ed Argo non lo avrebbe fatto giammai) e fuori era permesso. Poi - poco prima di partire - il mio amico che ci pensava spesso indovinò: Nella tana gli olezzi non erano necessari perché nello spazio ristretto è ben facile dirigersi e trovare senza il loro soccorso. Gli olezzi non erano utili che all'aperto e il mio padrone sorvegliava che non andassero sprecati.
      IXLa grande differenza fra l'uomo e il cane è che il primo non sa il piacere delle busse che cessano. Un giorno si camminava per la nostra strada quando una donna che aveva accompagnato fino ad allora il mio padrone si mise a percuoterlo con l'ombrello. Io digrignai i denti e volevo azzannarla. Ma il padrone me lo impedì e, tenendomi per il collare, si mise a correre. La donna non seppe raggiungerci ed io incominciai a saltellare intorno al padrone per associarmi alla sua gioia. Ma egli mi percosse violentemente con la frusta. Poi cessò, e a me parve proprio venuto il momento di festeggiare la cessazione delle busse per ambedue. Ne ebbi invece di nuove e devo perciò ritenere che quando gli uomini sono stati picchiati vogliono star quieti.
      Fra il cane e l'uomo c'è un'altra grande differenza. L'uomo cambia d'umore ad ogni istante come una lepre furba di direzione. Invece ce ne vuol altro per far cambiare d'umore al cane. Talvolta Argo è lieto e vuol bene a tutti. Taglia l'aria con la coda perché in lui manca ogni sospetto e sa che non c'è nessuno che voglia pigliarlo per quella parte inerme.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Argo Argo