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      Abbondanti effluvi arrivavano da ogni parte e mi chiamavano imperiosamente. Si vede che per gustare certe cose occorre la catena. Diedi una breve annusata alla scarpa e corsi via.
      Purtroppo non ci pensai di riportarla nel posto accessibile quando mi trovo alla catena. Lo rimpiansi il giorno appresso soltanto quando mi trovai di nuovo solitario alla catena. E quando fui libero commisi di nuovo lo stesso errore di cui non m'avvidi che quando ritornai alla catena. Ma pensare alla catena quando si è liberi sarebbe come diminuire la grande gioia della libertà.
      XIIl padrone legge ed io sono accanto alla stufa. Questa tana è deliziosa. Al calore della stufa si riempie di olezzi. Il padrone deve preferire quella grande sedia per l'odore che emana. Su quella sedia molto tempo addietro un uomo deve essere divenuto sincero. Il suo sangue coperse la stoffa e colò a terra lungo una delle gambe di legno. Ma la sedia si trovava allora in quel cantuccio ove il pavimento odora. Di giorno, con le finestre aperte, si sente tuttavia l'odore che mormora debolmente. Di sera col calore della stufa essa grida: «Cercatemi!». Ed io cerco. Ma il corpo dell'uomo non deve giacere qui nelle vicinanze. Ed io lo cerco invano quel mio amico di ogni sera. Lo portarono purtroppo lontano.
      IIINOVELLE MURANESI
      MARIANNOI
      Quando si domandavano a Marianno particolari della sua gioventù egli ben poco ne sapeva dire. Del suo soggiorno all'Ospizio egli poco ricordava. La mente dovette aprirglisi il giorno in cui lasciò l'Ospizio.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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