Pagina (136/387)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Era bastato di sorvegliarli coscienziosamente e di dirigere il loro lavoro. Il signor Perini fra' suoi soci era il più debole e aveva accettata una mansione che dispiaceva a tutti gli altri più intraprendenti e più vivi di lui. La signora poi per essere lieta non aveva bisogno che di una lettera al giorno dal figlio. Non s'adirava quando già vestita per uscire doveva rinunziarvi causa la secca o perché s'era levato un vento tale che quel pusillo di Andrea non osava di uscire senza l'aiuto di un secondo uomo o infine perché era arrivato un dispaccio con un forte ordine di spedizione e Andrea doveva partire subito in cerca di una peatta per il giorno appresso. Essa si spogliava calmamente sedeva al finestrone che guardava il grande mare lagunare tanto spesso mutato in una palude enorme subito leggermente inverdita ai raggi del sole, aurea al tramonto, popolata dai gabbiani gracchianti in assemblea, in un'immobilità di essere riflessivi. E agucchiava e guardava la laguna, la palude, le bestie e la città lontana asserendo di aver perduto molto per la caduta del campanile che essa vedeva lontano e piccolo ma che le era servito d'orientamento. Era premiata della sua pazienza dalla gioia del marito che amava di veder mitigata la sua solitudine dalla presenza della moglie. Egli abbandonava ad ogni tratto il deposito per venir a fumare una sigaretta presso di lei. E le portava su fresca, fresca, qualche barzelletta di Bortolo del quale il dialetto puro, veneziano, costituiva per loro che non erano veneti una fonte di liete risate.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Perini Andrea Andrea Bortolo