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      Avevano lo schioppo a bordo e la licenza di caccia ma era proibito di tirare e il sandolino passava per i canali più lievi. Ad acqua alta varcava la palude ed il signor Giulio stava là sognando attività, ricchezze, monumenti e preoccupato dall'equilibrio. Talvolta portò con sé la sua piccola Maria ma al ritorno trovavano al pontile tutta sconvolta dall'ansia la signora Anna che non si fidava troppo della sua salvaguardia per la bambina.
      Intanto Cimutti con una spinta vigorosa era uscito dalla cavana e vogava in mezzo al canale. Adesso era chiaro abbastanza per scorgere ogni movimento della sua fine nervosa figura compiente l'opera paziente del remo. E, fumando, a passo lento il signor Giulio si avviò verso la casa. Oramai la casa di Cimutti era viva del tutto. Lisa la moglie era già al mastello mentre i figliuoli Maria, Tonin e la Nilda erano ancora nella cucina scarsamente illuminata a mangiare della polenta fredda avanzata dal giorno prima con un po' di caffè caldo. Il signor Giulio era tanto abituato ad assistere al lavoro altrui che si fermò anche dinanzi al mastello della siora Lisa. «Bel tempo» fece per avviare conversazione e guardava il fuoco che la Lisa aveva acceso sotto due vasi quadri pieni di acqua. Il fuoco faceva ancora un grande fumo e poco calore. Lisa carponi lo stizzava. Poi da un cesto cominciò ad estrarre la biancheria sucida. Essa guardò il cielo: «Magari durasse!». Pensava a quando avrebbe avuto bisogno di secco e di sole dopo lavata la biancheria. La Lisa aveva una faccina gradevole ancora quantunque sfiorita per gli stenti.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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