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      Il signor Giulio andò ad accarezzarlo l'anima piena di sorrisi davanti a tutta quella carne rosea. Il Nini aveva dato in passato delle preoccupazioni ai genitori; la laguna lo aveva rinvigorito ed era agli occhi del signor Giulio uno dei meriti di quell'acqua che andava e veniva la salute di quel bambino. E tanto lo riconosceva figlio della laguna che scherzosamente lo chiamava "masinetta". Finalmente il Nini trovò la parola al suo pianto: Voleva il caffè. La piccola Olga era saltata nel letto del Nini e lo consolava come sapeva. E tutti urlavano il nome della cameriera "Italia". Nel pianto lo diceva il Nini, lo diceva con lui la Olga e il signor Giulio e lo diceva dall'altra stanza la signora Anna che aveva ben capito che cosa significasse tutto quel rumore perché era una scena che si ripeteva giornalmente all'ora del caffè. Italia accorse con un vassoio e le due tazze di caffè per il Nini e per la Olga. Ecco un'altra che rendeva più facile la vita in quel deserto. La signora Anna l'aveva conosciuta a Venezia sarta di qualche talento ma non di grande clientela. Viveva allora con una sorella che poi si sposò e con la madre che morì. La signora Anna che per aver passate tante giornate a lavorare insieme all'Italia nella solitudine di Serenella le si era affezionata le disse un giorno scherzosamente: «Sa che la mia cameriera se ne è andata? Perché non verrebbe lei a prendere il posto suo?». Italia senz'altro accettò a grande sorpresa della signora Anna e a suo non piccolo imbarazzo perché ella non pensava di fare un tanto buon affare come si vide poi.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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