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      In allora non si era conosciuto ancora il medicinale potente che oramai rende tanto meno pericolosa la difterite e non si era ancora trovato il modo di rendere possibile la respirazione all'ammalato senza imprender quella grave operazione della tracheotomia. La bambina mezza soffocata aveva dovuto attendere per delle ore l'arrivo del medico. Il vecchio Miller correva per la città urlando come un pazzo: Otteneva la promessa che il medico sarebbe venuto subito e ritornava a casa nella speranza di trovare che la bambina si sarebbe riavuta da sé. Non sopportava di vederla in quello stato e ritornava a destare qualche altro medico. Finalmente alle due di notte l'operazione fu fatta ed Erlis tenne in braccio la bambina mentre le aprivano il collo. Subito la piccola condannata si riebbe e sorrise allo zio. Aveva sei anni e avendo vissuto sempre in compagnia degli adulti che per lei vivevano era un po' chiacchierina e donnicciuola veramente precoce. Ora non poteva parlare essendo stata resa afona dall'operazione e quella sofferenza muta e composta non fu più dimenticata da Erlis. Morì alla mattina con una smorfia che poteva aver voluto essere un sorriso o un pianto. Poi Erlis aveva fatta buona compagnia al vecchio e al cognato e aveva pianto con loro.
      La vita era passata su tutto ciò ed oramai fra lui e i Miller non v'era più alcun punto di contatto. Tuttavia trovandosi dinanzi al vecchio Erlis provò una lieve emozione: Non ricordava molto il vecchio ma vedendolo ricordava se stesso come era stato in altra epoca.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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