Pagina (179/387)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Quando le parlò essa lo guardò con un mite, debole sorriso. "Molto vecchia" pensò con uno stringimento di cuore, lui ch'era tanto più vecchio di lei. Anche la faccia bianca dal colore roseo s'era intonata altra volta ai capelli lucenti e neppure ora c'era stonazione perché sotto i capelli bianchi appariva più conforme la bianca faccia contusa dal tempo, le linee meno pure, il color roseo delle guancie propriamente dette.
      Nel suo sforzo di distrarla si fece molto chiacchierino e fu senz'intenzione ch'egli finì col parlare di tutto il loro passato, dai giorni in cui egli con tanto sforzo era riuscito a conquistarla. Lo condusse su quella via il bisogno di trovare un argomento. Essa stava a sentirlo subito interessata. Ne avevano parlato molte altre volte ma il passato è sempre nuovo: come la vita procede esso si muta perché risalgono a galla delle parti che parevano sprofondate nell'oblio mentre altre scompaiono perché oramai poco importanti. Il presente dirige il passato come un direttore d'orchestra i suoi suonatori. Gli occorrono questi o quei suoni, non altri. E perciò il passato sembra ora tanto lungo ed ora tanto breve. Risuona o ammutolisce. Nel presente riverbera solo quella parte ch'è richiamata per illuminarlo o per offuscarlo. Poi si ricorderà con intensità piuttosto il ricordo dolce e il rimpianto che il nuovo avvenimento.
      Essa stette a sentire sorpresa. Parlava ora di religione, della loro religione che aveva ritardato, anzi minacciato d'impedire la loro unione. Egli le ricordò che aveva promesso di rispettare e conservare la sua fede.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I racconti
di Italo Svevo
pagine 387