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      Erano stati buoni amici tutta la loro vita. Ambedue dal nulla s'erano fatta un'ingente sostanza lavorando ambedue da mattina a sera, nello stesso periodo di tempo ma in tutt'altri articoli così che fra di loro non c'era stato mai un istante di concorrenza e quantunque non ci fosse stata mai neppure una collaborazione qualsiasi l'amicizia contratta fra di loro nella prima gioventù aveva resistito immutata fino alla loro tarda età. Immutata ma non viva. Le loro mogli non si vedevano mai. Loro si vedevano ogni giorno per un quarto d'ora in Borsa. Ormai avevano insieme sorpassata la sessantina.
      Maier dopo una notte insonne s'era risolto di scrivere al vecchio amico per domandargli un appuntamento e recandovisi aveva nella mente una vaga proposta di far organizzare in proprio favore dal vecchio amico un soccorso ch'egli voleva presentare in modo che all'altro apparisse non implicante per lui un rischio qualsiasi. Certo a lui pareva che il soccorso gli fosse dovuto. Tanti anni di onesta attività fortunata venivano annullati da un istante di spensieratezza! Non era ammissibile questo. Per allargare il proprio campo d'attività, il vecchio commerciante s'era lasciato indurre di firmare un contratto che lo metteva nelle mani di altre persone e queste persone dopo di aver sfruttato tutto il credito che da quella firma derivava loro erano addirittura scappate da Trieste non lasciando dietro di loro che pochi mobili di nessun valore. Il Maier aveva deciso di far fronte a tutti quegli impegni come il suo onore esigeva.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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