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      » esclamò «di vecchia buona famiglia triestina s'era lasciato trascinare ad un'azione simile! E dov'è ora? Si dice abbia potuto già raggiungere Corfù
      Al Maier ciò non sembrò affatto un avviamento a quella profferta d'aiuto ch'egli s'aspettava dal destino. Tutt'altro! Pareva ci fosse dai Reveni una compassione maggiore per il ladro che per il derubato ch'era lui.
      Si stese ancora meglio sulla poltrona badando di tenere nelle sue mani poco sicure la tazzina di caffè. Si sforzò di assumere una decisa aria d'indifferenza: «Capirai ch'io dovetti presentare la denunzia. A me adesso è indifferente ch'egli sfugga alle mani della giustizia».
      La signora aveva riempita la tazzina di caffè per il marito e gliela porgeva. Con gli occhi sulla stessa fece i pochi passi necessari per arrivare a lui e subito dopo si rivolse al Maier: «C'è anche una madre!» disse con voce accorata. Come nel suo vestito, nel suono della sua voce ed in ogni suo movimento la signora era intenta di mettere anche nel senso delle sue parole una grande dolcezza. Perciò ricordava in quell'avvenimento che rovinava il Maier in primo luogo la madre del ladro. E pensare che costei col suo fare da gran signora era stata in gioventù una cantante da caffè concerto e s'era denudata davanti a tutti finché ne valeva la pena. Che gli serbasse rancore perché egli aveva tentato a suo tempo d'impedire al Reveni quel matrimonio?
      Non era più possibile di simulare indifferenza. Arrossato dall'ira e sorridendo amaramente il Maier esclamò: «Capirà che io di quella madre posso infischiarmene poiché causa il figlio suo sta per soffrire duramente un'altra madre, mia moglie cioè».


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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