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      Le odiava quelle bestie perché una delle cose che ad esse manca del tutto è il lutto. Come un cane annusa con curiosità la carogna di un compagno. Pare un momento stupito eppoi salta via giocondo che una simile cosa non gli sia capitata.
      Per quella sera non si arrivò che a far piangere e protestare Antonia: Mai essa avrebbe abbandonata la casa dove egli era morto. Poi dove essa avrebbe potuto porre nella nostra villa i mobili ch'egli aveva acquistati con tanto amore e dai quali non si sarebbe staccata giammai?
      Ma Augusta non disarmò. Essa dapprima mi convinse che il pianoterra che in passato avevamo usato per ricevimenti a noi non serviva più e che potevamo, dopo di averlo debitamente riattato, regalarlo ad Antonia. Io non avevo niente in contrario tanto più che m'ero già compromesso con la mia profferta fatta nella commozione di quel canto commovente di quel caro ubbriaco. Augusta fece delle misurazioni per vedere se tutti i mobili di Valentino, grossi, mastodontici, potevano capire nella nuova abitazione. Ci stavano ma restava meno spazio alla gente per muovercisi.
      Antonia rifiutò con testardaggine inaudita qualunque proposta ed ogni offerta fu nuova occasione a pianti e grida che riempivano la casa.
      Poi esattamente il 19 di un dato mese il terzo o quarto mese dalla morte di Valentino essa cambiò di parere. Alla mattina eravamo stati avvisati ch'essa voleva andare con noi al cimitero. Andammo a prenderla con l'automobile. Fu stupita di non vedere Alfio con noi. Le spiegai che Alfio non si sentiva molto bene.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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