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      Io non vorrei dire troppo male della mia unica figliuola, ma qui devo essere sincero se queste annotazioni possono conservare un qualche valore e dichiarare che, secondo me, la presenza del Bigioni era comoda ad Antonietta per poter allargare e prolungare le sue manifestazioni di dolore per la morte del povero Valentino. Si facevano facilmente più violente quando egli con la sua presenza la turbava.
      E debbo dire che tutti noi seguimmo il suo esempio, cercando cioè il punto a cui potevamo arrivare con lui senza buttarlo fuori di casa. Prima di tutti io. Pochi giorni dopo la morte di Valentino egli venne a confidarsi in me e a domandarmi il mio consiglio. Stetti a sentirlo con curiosità e interesse e finsi di non aver già appreso tutto da Antonia che l'aveva saputo da Umbertino. Ero stato istruito di comportarmi così da Antonia la quale pensava che quando egli si fosse dichiarato non avrebbe potuto sottrarsi all'obbligo di gettarlo fuori di casa.
      Non mi dispiaceva di star a sentire la storia di un uomo che voleva sposare a questo mondo una sola donna, quella e nessun'altra. Antonia aveva dissipato in me il dubbio che il Bigioni avesse potuto attaccarsi a lei per interesse. No, egli era ricchissimo, molto più ricco di Valentino stesso che aveva avuto affari seguiti con lui e conosceva perciò esattamente le sue circostanze. Il Bigioni col fiato corto incominciò a raccontare ch'egli in sua vita non aveva amato mai. Io subito finsi di credergli perché è una cosa che talvolta dissi di me stesso trovando ch'erano molto cortesi coloro che m'avevano creduto.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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