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      Ma poco dopo, avendolo conosciuto meglio, gli credetti sul serio. Egli addirittura non s'accorgeva che a questo mondo vi fossero altre donne fuori di Antonia. Bastava camminare con lui per le vie per accorgersene. Non vedeva le tante gambe nude che vi erano esibite abbellite dalla seta.
      E mi raccontò: Lui e Valentino (di poco più giovane di lui) avevano stretto un'intima amicizia che durava dalla loro infanzia. Erano uniti dallo sforzo egoistico di arricchire e pareva che dalla loro vita la donna compromettente e costosa fosse esclusa. Mai la esclusero formalmente ma non ci pensarono neppure. Ridevano di coloro che s'abbandonavano all'amore senza alcun riguardo a se stessi e al proprio avvenire. Come si poteva fare una cosa simile? Ambedue vivevano da orsi e rifiutavano di frequentare società. Evidentemente ci voleva la morte prematura del fratello perché Valentino arrivasse ad una sposa ed ora la morte sua perché al Bigioni toccasse un'avventura simile. E costui mi raccontò con piena ingenuità l'effetto che gli fece il matrimonio di Valentino. Intanto la legge, quella che aveva retto la vita di loro due, era stata spezzata. Egli si sentiva libero come colui che s'associò ad un altro per non fumare e costui ruppe il patto. Ma come usare di tale libertà? Il Bigioni non sapeva risolversi a frugare nel vasto mondo per trovarvi la moglie continuando a muoversi fra ufficio e casa propria e quella di Valentino, pur avendo deciso di sposarsi stette ad aspettare. Naturalmente presso Antonia non trovò alcuna compagna sua.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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