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      Capisco: Si propongono di spargere quella data quantità di lacrime e in due la raggiungono più presto.
      Io l'amai specialmente per il suo contegno col Bigioni. Io m'aspettavo che come sorella di Valentino avrebbe aiutato a gettarlo fuori di casa. Invece essa fu con lui ferma ma cortese. Si confidò ad Augusta e le raccontò che sinceramente essa pensava che prima o poi una giovane donna come Antonietta avrebbe finito con lo sposarsi. E allora era meglio lo facesse col Bigioni ch'era stato un sicuro amico di Valentino che con un altro. Ma il Bigioni sbagliava di certo volendo avere tanto presto quello che non gli aspettava. Ora il compito suo e di tutti noi era di tenerlo a bada e riservarlo per epoche migliori.
      Ne fui incantato. Come era più pratica di quella povera Antonietta che del mondo non intendeva nulla. Così bisognava agire. Anch'essa soffriva certamente della morte del fratello ma coi suoi begli occhi chiari e troppo forti restava prudente e accorta. Già, bisogna abituarsi a quegli occhi, perché gli occhi non sono mai troppo forti. Questi qui poi vedevano chiaro anche attraverso alle lacrime.
      Da allora fu la nostra compagnia prediletta. Quando Antonietta dava in escandescenze di mattina prima dell'arrivo di Clara la noia era meno forte perché si sapeva che presto sarebbe arrivato il conforto. Ed arrivava immancabile. Allora, avvisati del suo arrivo, in pieno sollievo, Augusta ed io andavamo ad incontrarla e l'accompagnavamo come in processione fino alla stanza di Antonietta.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





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