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      La venditrice era una vecchia donna ma la proprietaria dell'appalto e che vi passava varie ore al giorno per sorvegliare era propria Felicita, una ragazza di circa ventiquattr'anni. Dapprima credetti che l'appalto ella lo avesse ereditato; molto più tardi seppi che l'aveva proprio comperato coi proprii denari. Là la conobbi. Fummo presto d'accordo. Mi piaceva. Era una biondina che si vestiva di molti colori, stoffe che non mi parvero di gran prezzo, ma sempre nuove e molto vistose. Era superba della propria bellezza fatta di una testina piccola gonfiata da capelli tagliati corti ma ricciuti intensamente e una figurina graziosa molto eretta come se contenesse un piuolo e si tenesse un po' pendente per indietro. Intravvidi subito il suo gusto per i colori varii. A casa questo gusto si rivelava intero. La casa talvolta non era ben riscaldata ed una volta registrai i suoi colori: Un fazzoletto rosso in testa legato col gusto delle nostre contadine, un fazzoletto di broccato giallo sulle spalle, un grembiule trapunto in rosso giallo e verde sulla gonna azzurra e un paio di pantofole trapunte di lana di varii colori. Una vera figurina orientale, mentre la faccina pallida era proprio dei nostri paesi con quegli occhi che guardavano cose e persone attentamente per poterne trarre tutto il vantaggio. Un mensile fu subito stabilito e per dire il vero tanto vistoso ch'io con tristezza lo confrontai con quelli tanto più tenui prebellici. E la cara Felicita già al 20 del mese cominciava a parlare dello stipendio che andava a scadere, ciò che turbava una buona parte del mese.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Felicita Felicita