Pagina (358/387)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Poi disse: «A me non pare. Ha delle ottime sport». Voleva continuare la stupida commedia all'infinito. Io m'arrabbiai: «Ma insomma tu ritornerai ancora dalla signorina Felicita?».
      Un altro momento d'esitazione: La mandibola sua si sporse, viaggiò a sinistra, e ritornò a destra prima di adagiarsi al suo posto giusto. Poi disse e per la prima volta tradì un grande desiderio di ridere: «Certo, ritornerò a lei non appena mi occorreranno delle altre sport».
      Risi anch'io. Ma volli delle altre spiegazioni: «Perché allora la abbandonasti oggi?».
      Egli esitò e vidi che nei suoi occhi foschi che s'affissavano verso il fondo della contrada si manifestava una grande tristezza: «Ho dei pregiudizi io. Quando vengo interrotto in qualche cosa credo subito di ravvisare il dito della provvidenza e abbandono tutto. Una volta ero avviato a recarmi a Berlino per un affare importante e m'arrestai a Sesanna ove il treno per non so che causa fu impedito di procedere per varie ore. Non credo che le cose di questo mondo vadano forzate... specialmente alla nostra età».
      Non mi bastò e gli chiesi: «Non ti fece nulla di vedere che anch'io andavo a prendere le sport dalla signorina Felicita?».
      Egli rispose subito deciso in modo che la sua mandibola non ebbe il tempo di roteare: «E che vuoi che m'importi? Geloso io? Mai più! Siamo vecchi, noi due. Siamo vecchi! Talvolta possiamo concederci di fare all'amore. Ma gelosi non dobbiamo essere perché facilmente incorriamo nel ridicolo. Gelosi mai! Se ascolti me, non farti scorgere geloso perché si riderebbe di te».


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Felicita Berlino Sesanna Felicita