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      Quante altre esperienze si sarebbero dovute imprendere sui più varii individui e nelle più varie loro età per arrivare a scoprire la legge generale che fissa la frontiera fra il presente e il passato.
      E così terminerò la mia vita con un libretto in mano come il mio defunto padre. Come avevo riso io di quel libretto! È vero che ne sorrido anche ora ricordando ch'egli lo destinava proprio al futuro. Vi annotava i suoi compiti, la data per visite periodiche e così via. Io posseggo tuttavia un suo libretto. Molte annotazioni cominciano con una raccomandazione: non dimenticare di fare il giorno tale quella tale e tale cosa. Egli credeva nell'efficacia delle raccomandazioni che seppelliva in quel libretto. Io ho la prova che la sua fiducia era messa male. Ne trovai una che dice: assolutamente (e questa parola è sottolineata) non devo dimenticare di dire all'Olivi quando se ne presenti l'occasione che mio figlio alla mia morte dovrà apparire verso tutti quale il vero padrone benché tale non sarà mai.
      Bisogna supporre che l'occasione di parlare con l'Olivi non si sia presentata più. Ma già ogni sforzo per trasferirsi da un tempo nell'altro è vano e ci voleva un ingenuo come mio padre per credere di saper dirigere il proprio futuro. Può essere che il tempo non esista come assicurano i filosofi, ma esistono certamente i recipienti che lo contengono e sono quasi perfettamente chiusi. Spandono solo poche gocce dall'uno nell'altro.
      Io vorrei ancora guardarmi d'intorno per chiudere questa giornata memoranda tramandando a domani quest'ora in corso durante la quale scrivo.


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I racconti
di Italo Svevo
pagine 387

   





Olivi Olivi