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      La mia comunione con Giulio Tanini crebbe fino al punto di chiamarlo Maestro, benefattore, padre mio.
      Qualche volta gli affacciai l'idea di condurlo a vivere i suoi giorni di pace nella mia casa paterna in Bonassola. A malincuore se ne mostrò sempre contrario per la soverchia lontananza da Genova, centro del suo immenso lavoro intellettuale e mèta del suo apostolato filosofico, morale.
      Gli scritti da Lui indirizzatimi, oggi non esistono più. Causa questa di immenso dolore, perchè stampati potrebbero servire di altissimo ammaestramento agli uomini. Li tenni con me, luce spirituale della mia vita a tutto il 4 Gennaio 1918, data in cui un malaugurato siluro li seppellì in fondo al mare assieme alla nave. Perdetti così le lettere che furono insegnamento salutare alle mie aspirazioni e per le quali oggi lavoro nella Federazione Marinara.
      Lesse per primo e corresse il mio Inno dei Lavoratori del Mare, inno che fu poi pubblicato sul giornale omonimo nell'Agosto 1920. La semplicità e la Fede sincera che inspirarono quei versi, aumentarono in Lui la simpatia verso il giovanissimo amico. Dovetti inviargli altre poesie e scritti, dietro suo incitamento e incoraggiamento, che gli furono grati oltre ogni dire. Più di tutte una in risposta alla Sua meravigliosa lirica: «Il cipresso abbattuto», che fu da me intitolata «spes ultima Dea», dalla quale Egli si accingeva a ritrarre un riassunto di tutte le sofferenze provate nella sua lunga e travagliata esistenza.
     
      Si deve lavorare per il bene dell'Umanità.


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Giulio Tanini nella sua vita e nelle sue opere
di Giulio Tanini
Tipogr. Barisione Genova
1922 pagine 108

   





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