Pagina (56/108)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Non aveva febbre, quella febbre che talvolta è un benificio, la salvezza dell'ammalato. Così assisteva da stoico allo spezzarsi della sua fibra robusta creata per la lotta a oltranza del bene; allo sfacelo di quella sua intellettualità che col suo fascino gli aveva popolata la fantasia con le immagini più belle d'un mondo ideale.
      Peraltro un pensiero fisso lo dominava: i naviganti e la loro Federazione più che mai accanitamente ostacolata, insidiata da tutte le perfidie e da tutte le viltà, presa di mira dagli appetiti pescicaneschi degli uni e dalle sfrenate ambizioni degli altri e che rimaneva salda nella sua poderosa compagine schiacciando ad ogni passo la verminaia dei traditori codardi e degli sfruttatori ingordi che gli pullulano intorno.
      - Giulietti, Giulietti - andava sovente ripetendo - che tu possa essere fortemente coadiuvato da tutti coloro per la cui elevazione morale lavori con piacere, passione e tenacia; e così dicendo guardava teneramente l'ottimo marinaro Raimondo Panariello che assieme ai figli e alla compagna lo vegliò di continuo.
      - Figli miei - diceva - mi tormenta altresì il non potere essere più utile a nessuno.
      Perchè oltre l'angoscia di doversi staccare dai suoi cari e da tutto ciò che amava sulla terra, oltre al dispiacere di recare disturbo, dovuto alla sua squisita delicatezza di sentire, l'affliggeva il non avere conseguita la mèta prefissa, condotta a termine l'opera per il cui compimento, lievi gli erano sembrate le più ardue difficoltà, e dolci i più duri sacrifici.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Giulio Tanini nella sua vita e nelle sue opere
di Giulio Tanini
Tipogr. Barisione Genova
1922 pagine 108

   





Federazione Giulietti Raimondo Panariello