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      Poniamolo, Egli, che fu poliglotta, scienziato, letterato e poeta, di fronte ai tanti che si valgono dell'ingegno per crear posizioni a loro esclusivo profitto, ossia per salire le vette olimpiche impinguati d'oro e di boria.
      Eppure è a costoro che la folla ignara, attratta più facilmente dalle apparenze che non dalla verità, cortigiana plaudente i vittoriosi e tiranna spietata con i vinti, abbagliata dallo sfarzo di ciarlatanesco orpello, prodiga genuflessioni e applausi.
      Ma Egli sorrideva di tutto ciò, come di sciocche vanità, volgari esaltamenti, indegne debolezze, basso mercantilismo.
      Sorrideva, ma forse a quando a quando, lo assillava il dubbio scettico ed amaro. Ricordo a proposito che una mattina fissandomi con i suoi larghi occhi analitici, mi chiese:
      - Perdete voi mai la fiducia negli uomini?
      Per altro, nè lo scetticismo, le delusioni, la sua esistenza errante, agitata e disagiata ebbero influenza alcuna sul suo ideale politico sociale: la fratellanza concorde dei popoli. Non solo, ma vi cooperò costante e intrepido con la penna, con la parola, con l'azione, convinto che il vero studioso deve essere un lottatore tenace e valoroso, non un semplice sognatore e il sapere un mezzo efficace per conseguire sempre nuove migliorie civili e non un'avida speculazione comunque.
      Questo suo convincimento esprimeva ancora nel suo letto di agonizzante, nei rari intervalli lasciatigli dal male, e in questa convinzione vi è tutto l'Uomo che fu. No davvero quella mente alata d'una eccelsa superiorità, quell'altruista, quale solo poteva esserlo Gesù o il Poverello d'Assisi, non poteva essere interpretata e giustamente valutata dalla maggioranza che sa magari fare bene i conti tondi, ma che considera il genio una malattia sporadica e spregia l'altruismo siccome una teoria di perenne contrasto stridente con la prosaica realtà.


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Giulio Tanini nella sua vita e nelle sue opere
di Giulio Tanini
Tipogr. Barisione Genova
1922 pagine 108

   





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