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      - Ti piacciono?
      - Bellissimi! Di chi sono?
      - Del Leopardi....
      - E dire che io non li conoscevo!
      - Lo credo! Sono miei.
      - Ah! questo è uno scherzo che non mi dovevi fare! -
      O quante volte un alunno ha presentato al suo professore un componimento, copiato, di pianta, da un autore di gran nome, e gli è stato restituito pieno di correzioni e con voto insufficiente!
      Colpa delle idee preconcette!
      Considerando quanto sopra, non si sa perchè un letterato come quello di cui parlo, non può essersi avvicinato tanto al Carducci, almeno da sfiorargli la veste!
      Quel che parrebbe verosimile si è che il Tanini abbia concepito e scritto questi bei versi soltanto oggi, all'età di sessantatre anni! Io avrei pensato invece che fin da giovanetto non avesse fatto altro che sacrificare alle Muse, consacrando loro tutto il tempo migliore, e che fosse da annoverarsi tra i poeti nati, d'onde il detto latino: Poetae nascuntur.
      Nel suo volume vi è una collana di poesie, in massima parte sonetti, una più bella dell'altra.
      Bellissimi i sonetti; In solitudo quies, Nec spe nec metu, Primavera, Chiaro di Luna, La morte, quello dedicato a Boccherini, a Catalani, a Michelangelo e tanti e tanti altri in cui si rileva, anche nel suo filosofico modo di pensare, carducciano nell'anima.
      Alcune poesie hanno sapore satirico, uno stile talvolta arieggia a quello del gran satirico toscano; tali L'imboscato, Il dottor Camomilla, All'orologio elettrico ed altri ancora. Ve ne hanno poi alcune elegiache, che se non fosse per il solito spauracchio dell'autorità, le paragonerei volentieri a quelle di Catullo o di Properzio almeno per un buon numero dei versi che le compongono.


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Giulio Tanini nella sua vita e nelle sue opere
di Giulio Tanini
Tipogr. Barisione Genova
1922 pagine 108

   





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