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      Fedele al suo metodo, divisò di attaccare gli avversari a uno per uno e settore per settore. Non si trattava più in questo caso di un'agitazione nei confronti del Governo, ma nei confronti degli Armatori, e pertanto pensò di batterli separatamente.
      Il complesso avversario non dormiva. Essendo stato sconfitto in diversi scontri, aveva acquistato maggiore esperienza: pensò di agire in modo di prendere tempo, di seminare discordia fra i marittimi di mettere contro Giulietti più forze politiche che fosse possibile, approffittando del fatto che, iscritto nel Partito Socialista, aveva lasciata e manteneva la Federazione Marinara nella più assoluta indipendenza da qualsiasi Partito, compreso il Socialista.
      Si era in tempo di elezioni politiche. Vi erano molti concorrenti ai seggi parlamentari. Tutte queste correnti o fazioni erano nei confronti di Giulietti con le armi al piede. Osservavano attentamente quello che faceva. Giulietti invece non pensava che piazzarsi con la lotta tra le tre grandi Compagnie sovvenzionate, non per distruggerle, ma per costringerle ad applicare al personale di bordo un nuovo contratto di arruolamento e un nuovo regolamento organico.
      Le Compagnie d'altra parte facevano quanto potevano per trarre profitto dalle lotte intestine fra le diverse correnti socialiste incoraggiando direttamente, con abili strumenti di lunga mano, azioni contro Giulietti, nella speranza di creare difficoltà a non finire.
      La situazione si prestò a sgambetti e a trabocchetti. La smania per arrivare ad occupare un posto nella Camera dei Deputati fece perdere però qualche volta la tramontana anche a uomini equilibrati.


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Storia della Federazione Italiana dei Lavoratori del Mare
di Giulio Tanini
Tipogr. Angassini Genova
1952 pagine 173

   





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