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      Fatto passare il ragazzo, il fanciullone - uno di quei cholos mezze bestie e mezze uomini, - mi porse una lettera dicendo: - «Es una carta muy urgente; el hombre està murièndose.» - Apersi con meraviglia la lettera scritta con mano tremante e lessi quanto segue:
     
      «Signore,
      «Le sarei veramente grato se volesse venir súbito da me: il ragazzo l'accompagnerà. Venga súbito perchè sono agli ultimi.
      Giulio Pane
     
      Senza frapporre indugj eccomi in cammino col ragazzo.
      Proprio nel fondo d'un gran bosco, lontano un sei chilometri da Colquechacà, il ragazzo m'indica una capannuccia costruita con foglie di cactus, e scappa con quanta forza ha nelle gambe.
      Avvicinatomi alla capanna; entro senza tanti complimenti e vedo su di un piccolo catre americano, sollevato su un misero guanciale, un bel vecchio di circa ottanta anni, con una bella barba bianchissima e fluente, la testa coperta di folti capelli candidi, col viso pallidissimo e terreo, quel colore che annuncia la morte vicina e che sembra dare al viso umano un'espressione di nobile rassegnazione e di tranquilla e soave bontà.
      - Scusate - mi dice subito con voce debole ma spiccata e in perfetto toscano - scusi tanto, caro signore, se mi son permesso d'incomodarla; sto per morire e non ho nessuno a cui confidare le mie ultime volontà, so che lei viaggia in questo paese per studio, che pubblicherà dei libri su i suoi viaggi, che è lucchese e io, lucchese pure, a niun altro avrei potuto confidar meglio le mie ultime cose. La ringrazio, dunque di cuore anticipatamente e la prego di stare a sentire le mie ultime parole.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





Pane Colquechacà