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      Era un'acqua, a vederla dalla barca, nera e cupa come inchiostro; quieta e ferma che ci si sarebbe potuto scrivere sopra, ma a vederla, - dico cosė buia, illuminata da un gran focone a prua del barcone, luccicante de' riverberi della fiamma e un po' anche per la sua fosforescenza propria; sentire e vedere, che era piena zeppa di bestie orribili, pesci-cani, pesci-spada, capitoni, ragni, granchioni neri e pelosi, polipi rossi, bianchi, neri, ne provavo terrore e non mi potevo accostare, sebbene facessi le viste di non aver paura, al bordo della barca.
      Ma che allegria di tutti! gli ufficiali, mio padre, armati di gran bastoni appuntiti col ferro in cima e fiocine e certe reti curiose, tiravan su maraviglia di pesci. Non ho mai pių veduto de' capitoni grossi a quel modo: e molte volte nei boschi del Brasile che ho avuto tra le mani delle cobras, de' serpenti enormi mi tornavano a mente quelle anguillone grosse, viscide, stillanti acqua che davano colpi tremendi con la coda e facevano rintronare il fondo del barcone.
      Il pesce minuto, le triglie, che erano una maraviglia, le acchiughe grosse come aringhe, i dentici, venivano puliti lė per lė, infarinati e fritti: e che mangiate con pane fresco e vino mesciuto da certi orcioli di terra che pareva stato nel ghiaccio!
      La chitarra non mancava mai e la voce di mio padre (che cantava di tenore ammirabilmente) spiegava su quelle nere acque tenebrose i canti dolcissimi di Verdi che in que' tempi empivano il mondo.
      Si stette, credo, un par di mesi a Messina dopo di che ci venne l'ordine di portare il reggimento a Catania.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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