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      SECONDA LIBERAZIONE
     
     
     
     
     
      LA CROCECAPITOLO VIII.
     
     
     
      Il Figlio di Nessuno.
     
      Ho ripensato mille volte, poi, a questo mio famoso viaggio attraverso l'Italia, solo, non accompagnato nè da un parente nè da un amico; il mio arrivo, non salutato, alla stazione, da nessuno, se non da un estraneo a me; nè mio padre, nè alcuno della famiglia in seno alla quale avrei passato poi quattro anni filati, si mossero per me; e rifletto e dico: cosa mi sarebbe successo così giovane, sul limitare allora dell'adolescenza, sperduto tra gente burlona e cattiva, senza sapere dove andavo, senza nessuno che mi facesse da guida?
      Ebbene, confesso qui un sentimento che forse agli spiriti forti parrà puerile (e veramente lo è) io sentivo ed ero certo d'avere vicino a me, fantasma invisibile e pietosa, l'ombra di mia madre: io la sentivo seguire i miei passi e sostenere il mio animo nei momenti di un pericolo e di un'appressione della quale non sapevo darmi ragione; e così, (lo dirò una volta per sempre) durante tutta la mia travagliatissima e tumultuosa esistenza, la figurina leggiera, diafana, luminosa, della mia angelica genitrice, io ho sentito al mio fianco a guidarmi, sorreggermi, consolarmi e sostenermi nei momenti scabrosi che tutti gli uomini hanno durante la vita: e (lo dico arrossendo), quante volte mai il mio cuore se ne sentì lontano o poco devoto o abbandonato; una sciagura, un errore, una colpa ha macchiato il mio carattere, che pure sortì di natura tempra onesta, gagliarda e seria.
      Il mio onesto padre si disfece di un figlio come se fosse stato un cagnolino che si dona all'amico; egli congedò dal nido paterno un figliolino amoroso, tenero, intelligente; lo lanciò soletto nel turbine della vita sol perchè non volle fare il soldato, sol perchè, nel cuore sentiva un'abbominazione verso armi ed armati, prigioni e corvé; senza interrogare le mie aspirazioni; senza porgere ascolto ai dettami della più elementare responsabilità che un padre ha sempre verso un figlio; a un tratto, per un ghiribizzo della fantasia mi cacciò da sè, m'abbandonò, mi perse.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





Figlio Italia