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      Confessare quì il fatto è dovere: ma però soggiungo, che da que' tempi in poi, giammai ho approfittato di libri altrui; chè purtroppo non mi sono piaciuti, come non mi sono piaciuti neanche quelli che si potevano ottenere dalle biblioteche pubbliche per il semplice motivo che mi sono piaciuti soltanto e ho adorato e ne sono stato gelosissimo, i libri miei, e non quelli maneggiati da cento mani volgari e sudice e su cui ha alitato il fiato di tutti: esalato col puzzo di cicche e di zozza di ponce e d'aglio e poi anche perchè m'è piaciuto scombiccherarvi ai margini le mie fantasie, sottolineare le frasi e ragionarci su, cosa che, ne' libri altrui, certamente non si può, nè si deve fare.
      Come la città, tale l'ambiente casalingo: messe e novene, Ave Marie e funzioni da un anno all'altro! e come se non bastasse, nel maggio tutte quelle pinzoccherone facevano il cosiddetto «Mese Mariano»; allora le zie Vira e' Dade (Adelaide) preparavano la funzione in camera mia (la stanza buja come la chiamavano) e l'adornavano con una specie d'altarino a inginocchiatojo, profondendovi fiori d'ogni genere: rose, verbene, giorgine, saggie, violette, una maraviglia di fioricultura, una mescolanza di olezzi e profumi che dava al cervello.
      E con che serietà, la zi' Vira, con un libraccio untuoso in mano cantava gli Oremus e gli Inni di David e noi, in coro, bisognava rispondere: io e Fanny di quando in quando ci guardavamo e ci facevamo de' segni di sottocchi; ma le occhiatacce della pia segrenna c'inchiodavano come lancie avvelenate e allora dàgli a cantare per quattro:


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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