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      Finchè visse la buona nonna (che fu fino al 20 settembre del 1868) codesta schiavitù non l'ebbi, perchè era spregiudicatissima e rideva sul muso alle zie e non voleva che mi tormentassero con le loro svenevolezze di bacchettone; poi trovai io il mezzo di liberarmi da codesto tormento e fu così: Vedevo che il prete, secondo giorni e messe, cambiava di vestito o càmice come dicon loro: ne domando il perchè, e la zia Vira - gran professora di clericomania - mi spiega: il càmice rosso se lo mettono per un martire; quello bianco per una vergine e il nero per... (non ricordo più che cosa ma mi pare per funerali). Mi bastò.
      - «Giulio, ci sei stato alla messa?».
      - «Eccome!».
      - «Com'era vestito il prete?».
      Io che avevo guardato l'almanacco o ero passato davanti alla porta d'una chiesa; pronto rispondevo:
      - «Giallo, rosso, bianco, nero» - secondo i casi; - così avevo la mia sanzione guadagnata di perfettissimo e fedelissimo cristiano-cattolico.
      Ah! quando ripenso a' tanti giovani e figli di famiglia che vengon tirati su a quel modo e poi te li vedi, nel mondo, ingannare e truffare a destra e sinistra, impillaccherandosi in vizj d'ogni nome; e tante brave e belle giovinette incretinite e cristallizzate, e nel nome della Santa religione diventar viziose, adultere, meretrici o inciampar le case con la loro bacchettoneria che non è più fede, ma impostura e bugia; allora io perdo di coraggio e penso che di molti secoli dovranno passare ancora prima che l'umanità e, specie l'Italia, si puliscano dalla peste della religione cattolica, e de' suoi untori e degl'impostorissimi e ladri che infestano la famiglia, la scuola e la società.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





Vedevo Vira Santa Italia