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      Già due volte gli avevo detto, nel prendere la rinfuga nel trampolino: bada Pallino, ti succederà una disgrazia, ti chiapperò nella testa: ma lui duro da vero Pisano di San Ranieri. Ora non ricordo più bene se fui io, o lui che mi si messe dinanzi....... arriva il pallone come una bomba; mi paro per l'imbracciata, bum!:.... invece della palla sento una cosa mescia mescia rimbalzare sotto il mio braccio. Era la testa del disgraziato Papeschi!....
      Ho ancora dinanzi agli occhi il pauroso e miserando spettacolo! era caduto, il poveraccio, lungo disteso dinanzi a noi.
      Ma il rumore fesso che sentii al colpo del bracciale su quel povero cranio, mi perseguitò poi sempre! Sentii proprio il rumore sordo e cupo come quando si dà un pugno a un fiasco pieno d'acqua: cri..... fece quel capo, e fu miracolo se, nella gran violenza dell'investimento non gli spruzzaron fuori le cervella.
      I compagni, chi scappò di quì, chi di là: rimasi solo col morto (così credevo quel disgraziato). Accorre la gente in fretta, lo sollevano, lo portano a casa di peso, e io mi trovo seduto sur una pietra, colto da un parossismo di paura, di dolore e di rimorso.
     
      Luisina.
     
      Le ombre della notte s'erano distese su tutte le cose, e io era rimasto lì come inebetito dallo spavento: - a un tratto mi par di sentire il fruscio di un vestito di seta; alzati gli occhi davanti a me, nella folta oscurità chiaramente distinguo l'ombra d'una giovinetta in piedi, e sento una voce argentina e soave che articola parole di compassione e di coraggio; di scusa e di pietà. - «Che sì, la colpa non era mica mia, se dopo tutto, gliel'avevo detto tante volte di non entrar nel mezzo». Essa aveva sentito e veduto; che andassi a casa anch'io, e non temessi di nulla.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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