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      E che ne sapeva il mondo? Che ne sapevo io quasi ancor fanciullo delle sue tremende disfatte, de' suoi dolori ineffabili?
      Poco a poco la calma entrò in me e detti gli esami: fui il migliore e strappai anche quell'anno tutti primi premi. Cento lire di libri... lodi e complimenti; gelosie e invidie; libri e libri; e danari e divertimenti e portato in voce di bella mente che prometteva qualcosa... ma io aveva la morte dentro, e divenni cattivissimo.
      Qui m'accadde un fatto grave che poteva essermi fatale.
      Essendo uno dei migliori allievi di disegno, il buon professor Dal Poggetto m'aveva fatto fare per l'esame di 3a un'acquerello della tomba di San Martino; non ricordo più che fosse, ma mi sembra che rappresentasse quella del famoso Angelo Pelliccia.
      Terminato l'acquerello avevo messo il tavolone grandissimo, ad asciugare in una corte, appoggiato alle pareti e all'ombra, le figure voltate verso il muro: eseguito l'ordine me n'andai a comperare un panucciolo di ramerino in portineria perchè ero digiuno dalla mattina e già scoccavano le 4. Ritorno.... sollevo il quadro: oh Dio! era tutto macchiato d’acqua sudicia d'inchiostro di china che un compagno, certo Garbesi, aveva gettato contro la parete: acqua di un orciuolo dove si lavano i pennelli.
      Corro dal professore spaventato; mi dice: - Non aver paura, il voto te lo do lo stesso; il tuo acquerello è il migliore di tutti. Presto, gettale su catinelle d'acqua chiara. - Ma chi è quel birbante?
      E il birbante fu trovato: l'invidia l'aveva spinto a rovinar a quel modo il mio lavoro.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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