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      Era costui un degnissimo personaggio che avrebbe fatto la sua bella figura in un museo di Stenterelli: caminava come se soffrisse le cheche e s'appoggiava, su' piedi nè più nè meno che lo tormentassero spasmodici dolori a' calli; era però spiritoso e di buon naturale, bastava guardarlo in viso per sentire che non gli si poteva stare avanti a muso duro: ecco ora le sue virtù.
      Costui era spiritista fervente e convinto: a sentir lui, tutti si vive in mezzo agli spiriti; spiriti volavan per l'aria; spiriti sedevano vicino a noi; spiriti ci accompagnavano per la strada; insomma erano più gli spiriti che le persone di ciccia. A sentirlo, serio serio, parlarci di Giulio Cesare e di Napoleone, di Plutarco e di Catone che venivano a rispondergli e a parlargli per mezzo di colpettini co' piedi del tavolincino, si sarebbe creduto che li vedesse e li palpasse proprio con le sue mani. A me, che gli ribattevo senza rispetti tutte quelle trappolerie, dava sulla voce dicendo: - «Ragazzo che dici? io li ho visti, io li vedo; te li farò vedere anche a te.» Ma io non ci credevo affatto e una volta per convincer lui gli dissi che avevo fatto il calcolo di quanti uomini erano morti ne' milioni d'anni che la terra aveva di vita, fin dai principj dell'apparizione della prima scimia, cioè in un periodo di 100.000.000 d'anni! «O dunque - dicevo - s'immagini un pò quanti miliardi di spiriti svolazzano sulla terra che è tanto piccola; dove potranno stare? si devono prendere pe' capelli benchè siano spiriti, e fare a cazzotti da un anno all'altro.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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