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      Rideva, costei! e le sue risa echeggiavano come una musica strana nella galleria e battevano nel mio cuore come colpi d'un martello d'acciajo. La zia solleva la tenda dell'uscio e spinge innanzi la giovane che apparve ai miei occhi come una visione d'un altro pianeta.
      Era una luce sfolgoreggiante dagli occhi, dal sorriso, dalla fronte, dalla persona: un'onda calda di salute e di bellezza penetrava con lei nella mia stanzetta insieme a un profumo sottile e indistinto che essa avrebbe portato poi sempre per tutta la vita, e che riconobbi ancora dopo cinquant'anni nell'ultima lettera che mi scrisse, prima di morire!
      Vestita di seta nera, con una mantiglia sivigliana sulle ampie spalle, le copriva i neri capelli e le ombreggiava la purissima fronte un ampio cappello di trina nera, con penne di struzzo che ondeggiavano mollemente a ogni passo.
      Mi stese la mano, una mano bianca grassoccia inanellata e si mise a sedere: ero rimasto muto dinanzi a quell'apparizione incantevole, a quel sorriso così dolce e ingenuo, a quel non so che delle labbra rosse che, ridendo, le scoprivano una dentatura splendida come l'avorio; ma la bocca aveva ricomponendosi, un'espressione inesprimibile di dignità e d'orgoglio, leonino, un non so che di superbo e d'indecifrabile che incuteva rispetto, timore, incertezza, in tutto ciò che si fosse per fare o per dire, ben strano e inconcepibile in una donna così giovane, così formosa, e pur così alla mano.
      Quella bocca fu subito per me un enigma: il labbro inferiore rotondetto e solido sfidava superbamente; e lo chiudevano due linee ai due lati della bocca due linee sottili, invisibili, a chiunque non ne sentisse la magnetica attrazione.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497