Pagina (263/497)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Se, anche, durante tutto il corso della nostra unione (che fu decenne), parve talvolta che fossi il suo schiavo sottomesso e cieco, il servo fedele e buono che, piuttosto di sacrificare il suo dovere, accetta ogni dolore, ogni più nero disinganno, forse anche la morte; ebbene, io mantenni vivo e integro il carattere mio, carattere involuto di mille spiritualità forti e costanti, che osano, che vogliono, che accettano anche il dolore eterno e pungente, e il tradimento e il rammarico, debbasi pur soffrirne tutto il resto della vita, nella dignitosa sicurezza della coscienza che sorride fra le lacrime, su i sogni svaniti, sulle gioie infrante, sui fiori seccati della propria giovinezza e del proprio corpo.
      Certe donne attraversano la vita d'un uomo, uccidendolo: ve ne sono altre, che lo immortalizzano: talune lo innalzano a un tratto, poi a un tratto lo colpiscono a morte e l' uomo, cioè quell'anima, non si rialza mai più: naufragare per una donna, è viltà, certo, delle più vergognose; ma l'uomo, cioè quell'anima, che dinanzi alle ferree catene dell'amor furioso e forsennato, alla più intensa passione, ha tanta forza ancora in sè, di coraggio, di schietta fermezza, d'integrità virile da raccoglier quegli anelli di ferro, di contemplarli freddamente nel supremo sforzo di gettarli lungi da sè per sempre; quell'uomo, o quello spirito, che può accompagnar con l'occhio serenamente asciutto la dolce, adorata fantasia fuggente, mentre sul cuore gli schiamazza la tempesta e arde la fiamma della distruzione di tutto se stesso, di tutto il mondo, di tutta la terra, di tutta la sua esistenza: oh! certo quell'uomo, o quell'ombra, non è volgare; resta di lui qualcosa che sopravviverà alle scomposte passioni, all'agonia del suo annientamento.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497