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      .. a Venezia, senza denaro che è tanto necessario per il viaggio, per vivere, per alloggiare; senza sapere se - giovine così - avrei trovato impiego e i mezzi di renderla felice (che sarebbe stato inutile portarla via se avessi dovuto farle fare una vita povera e piena di privazioni); io sentiva tutta quella responsabilità, nè osavo affrontarla, anche perchè Virginia aveva un carattere troppo nobile e grande e aveva sempre in bocca un suo ritornello che: - L'uomo deve mantenere da gran signore la sua amata; la donna deve ricever tutto dal suo adoratore; e aveva ragione, e sentivo che così effettivamente dovrebbero essere le condizioni di legame fra compagna e compagno, ma le ferree, uggiose, miserabili realtà dell'esistenza, mi s'affacciavano insormontabili, e ogni poco eran lì con le loro crudeli realtà, a gettare una palata di neve, sulle fiamme ardentissime del mio cuore.
      Virginia non voleva sentir ragioni; anima di fuoco, spirito di sogni, cervello in fermento, per lei pareva tutto facile e sicuro: facile la fuga, sicuro il luogo e il pane. - «Sono stanca - Giulio mio - scriveva piena di febbre nelle sue terribili lettere, sono stanca, di soffrire in questa casa d'ipocriti e di preti; sono stanca d'una vita fatta di soldi e di centesimi e lesinata nei conti meschini; salvami, Giulio, io ti aspetto: vieni; vieni, vieni!»
      Con questa passione che mi struggeva il cuore io non sapevo che partito prendere, quando il destino lo prese, per me, in un modo orribile, amarissimo e infame.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





Venezia Virginia Giulio