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      Pareva che in casa si fossero accorti del mutamento avvenuto in me e nel mio carattere: dice il proverbio che l'amore e la tosse si scoprono alla prima, e che l'amore m'avesse stretto con le sue ferree catene di rosa, se ne sarebbe accorto un cieco.
      Ecco cos'era successo.
      Mentre dormivo, una mano curiosa (in sul subito ne sospettai fosse Fanny, ma non mi riuscí di scoprire chi) m'aveva preso le lettere dal portafoglio; lette aveva scoperto tutto il segreto! Io non m'accorsi mai del piano infernale! Come avrei potuto immaginarmelo? Chi avrebbe anche lontanamente, potuto sospettare che vi potessero essere dei traditori interessati a conoscere i segreti di un giovane che è libero ormai e lavora e campa senz'esser d'aggravio a nessuno?
      Con la morte nel cuore, aspetto le lettere di Virginia, che non giungono; passano otto, dieci, quindici giorni: nulla! Scrivo: nessuna risposta. In preda alla più cupa disperazione le scrivo una lettera dicendole che partivo per Firenze e che mi sarei recato immediatamente a Siena per sapere la cagione di quell'incomprensibile silenzio. Parto infatti, e a Firenze trovai un'inferno preparato per ricevermi. La vecchia Cunegonda m'investe con le più feroci accuse; dicendomi che io ho palesato cose infami alla famiglia, contro l'onore della nipote.
      Invano mi giustifico, piango sull'amarissima ingiustizia; confesso che sì era vero che noi corteggiavamo, ma con lettere innocenti, lettere d'amico e d'amica, anzi di sorella, di buona e cara sorella... La vecchia, che adorava la nipote quanto me, presto rasciuttò le lacrime e promise di rimettermi in pace con Virginia.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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