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      Dio ce ne liberi a avergli detto gobbo! c'era il pericolo di vedersi tirare una coltellata; e si diceva che avesse dato un colpo di trincetto a suo fratello, (perchè da ragazzo faceva il calzolaio) tant'era traditore.
      Duro, ignorante, pettegolo, sfacciato mettimale... era il corvo dell'ufficio, e nessuno lo poteva patire. Quante volte, Gigi e io, si figurava di prendere un bastone e si tiravano colpi sul guanciale del divano gridando: - «Dagli al gobbo spianagli la gobba al gobbaccio, ammazza, ammazza - oppure - Gobbo la voi la pappa? E Gigi rispondeva: - La pappa un la vo'!».
      Povero gobbo; so che sei morto e Dio t'abbia in gloria! O dove ti avrà ficcato il tuo Dio in paradiso? mi piacerebbe di vederti in mezzo agli angeli e alle angiolette gobbe come te, svolazzare col tuo popone intorno alla reggia del Padre eterno: ci devi fare una bella figuraPer buona sorte, in codesta compagnia di mal'appajati, non tutti erano tipi repugnanti, falsi e ipocriti. Trovai, anche io, il mio buon amico, anzi fratello; e fu con lui che potei dare sfogo sinceramente alle mie dolenti note, e trovare chi, sebbene fosse in umile condizione più di me, albergava in petto un cuor di leone, un animo virile, un vero spirito altruista come si deve essere al mondo e in mezzo ai fratelli e alla società cosidetta umana.
      Era piccolo e segaligno; asciutto di viso e senza polpa; sotto due sopracciglia diritte e fini, brillavano, nere, nere, due pupille che parevano di velluto, che non stavano ferme un momento.
      I capelli attaccati alle tempie e due baffetti sottili, pure neri, lo facevano raffigurare a un tipo di razza diversa dalla nostra; se avesse avuto gli occhi tagliati a mandorla, avrebbe tirato dal tipo chinese.


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La vita di Giulio Pane
di Giulio Tanini
Tipogr. Waser Genova
1922 pagine 497

   





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